Reggio Democratica - Scheda approfondimento

 
  Il primo numero di “Reggio Democratica” esce il giorno stesso della Liberazione, il 25 aprile 1945, come “Organo quotidiano del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale”. Come ricorda uno dei protagonisti, lo storico reggiano Ugo Bellocchi, “un giornale quotidiano all'indomani della liberazione era stato previsto fin dall'estate del '44, quando pareva che la linea gotica stesse per essere sfondata. Direttore, l'avvocato Giannino Degani. Il Cln aveva incaricato me di redigere il giornale tramite Sergio Vecchia, un alto esponente della Resistenza di parte democristiana. Vecchia, che aveva organizzato i tipografi de “Il Solco fascista”, sottopose al Cln i testi dei proclami che furono approvati. Io scrissi l'articolo di fondo, Finalmente liberi!”.
Il giornale, un foglio di 2 sole pagine, fu stampato a mano in una tiratura di 2.000 copie nei sotterranei della Casa del Mutilato, mentre ancora si svolgevano gli ultimi scontri e facevano ingresso in città  le prime formazioni partigiane. Nell'esporre il proprio programma “Reggio Democratica” dichiara di voler proseguire la lotta contro il fascismo: “Noi continuiamo. I fedelissimi delle ore buie e delle insanguinate galere conoscono da anni - per averle essi stessi dato vita od alimentata con scritti, conforti e sacrifici - la stampa antifascista che nel periodo della schiavitù reazionaria adottò i più difficili e pericolosi accorgimenti pur di giungere a portare la parola di speranza e di fede ai compagni piegati e mai domi. Noi, dunque, continuiamo”.
Con il primo dicembre 1945 il giornale cambia proprietà: il Cln provinciale infatti, “considerato che i Partiti ad esso facenti capo dispongono ormai di propri organi periodici di difesa e propaganda delle loro idee e finalità, ha trovato opportuno di non tenere ulteriormente legato alla formula “organo del C.P.L.N.”, il giornale “Reggio Democratica”, unico quotidiano della provincia  che sarà, così, la libera espressione del popolo reggiano, senza vincoli o controlli di partito”. Il nuovo sottotitolo della testata muta in: “Quotidiano del popolo”, mentre il cronista sportivo Amilcare Bedogni sostituisce nella direzione del giornale Giannino Degani che si trasferisce a Milano per dirigere le pagine regionali dell'”Unità”.
Il quotidiano continuerà per molto tempo ad uscire come un foglio volante a sole due facciate; le 4 pagine, riservate saltuariamente all'edizione domenicale, diventeranno il formato consueto per tutti i giorni della settimana solo a partire dal 1948. Nel corso del 1947, la seconda pagina dell'edizione del lunedì è riservata alle notizie sportive, che episodicamente sono raccolte in un inserto intitolato Reggio Sport. Nel 1949 la terza pagina è dedicata con scadenza mensile alla rubrica Reggio Turistica, curata dall'Ente Provinciale del Turismo.
Il 16 luglio 1949 Bedogni lascia la direzione del giornale e saluta i lettori con un articolo di commiato nel quale rivendica il proprio impegno a mantenere in vita il giornale, in una lotta continua, durata quattro anni, “contro la povertà dell'attrezzatura tecnica e dei troppo modesti mezzi finanziari”. Alla sua decisione di abbandonare forse contribuirono anche le reazioni suscitate dalla pubblicazione sulle colonne del giornale degli interventi di don Angelo Spadoni, il “prete di Dio”, già professore di teologia dogmatica e vicario diocesano, che si era posto in dissidio con le autorità ecclesiastiche e che in quello stesso anno fu scomunicato e ridotto allo stato laicale.
A sostituire Bedogni è chiamato Giorgio Lusenti, il quale tuttavia dopo solo sedici mesi, il 30 novembre 1950, è costretto ad annunciare la chiusura del giornale, motivandola sostanzialmente con l'impossibilità da parte dei giornali di provincia, organizzati a livello artigianale, di reggere la concorrenza delle grandi testate, strutturate su scala industriale: “Si sa che il passaggio del giornalismo dal piano aperto delle intraprese individuali al piano rigido della organizzazione industriale ha logorato lo stesso concetto tradizionale di libertà di stampa: i piccoli giornali sono di regola la seconda vittima, sia pura assai meno illustre, di questo fenomeno”.
Già il giorno successivo “Reggio Democratica” cede il posto alla “Gazzetta di Reggio”.